Questo sito è interamente dedicato a Luigi Carluccio, uno dei maggiori esponenti della critica d’arte contemporanea italiana. Nasce allo scopo, non solo di ricostruirne il percorso biografico, ma di restituire attraverso la raccolta dei suoi scritti, una documentazione diretta e autorevole del contesto artistico e culturale degli anni in cui svolse la sua attività.
Il maggior merito della provenienza e reperibilità dei contenuti è dovuta alla paziente ricerca e conservazione, che la moglie Eva Marzetti, fece a suo tempo, degli articoli scritti dal marito e di quelli che lo riguardavano, pubblicati su giornali e riviste per più di quarant’anni. Altra documentazione è stata rintracciata attraverso persone, enti privati e pubblici – in elenco al fondo di questa pagina - che hanno cortesemente fornito la loro disponibilità permettendone la pubblicazione.
L’origine dei materiali deriva da microfilm e ritagli cartacei di pagine autentiche dei giornali dell’epoca, spesso sensibilmente deteriorati. La loro trasformazione digitale, non sempre consente una visualizzazione ottimale del contenuto. Miglioramenti significativi si possono ottenere utilizzando lo strumento di zoom all’interno del software di apertura. In totale i file così archiviati sono all’incirca più di quattromila, altro materiale è in corso di ricerca ed elaborazione.
A questo proposito rivolgiamo un gentile invito a tutti coloro che vogliano segnalarci errori e inesattezze, ma soprattutto collaborare a questo progetto, attraverso contributi di testimonianza, suggerimenti, concessione di materiale in loro possesso che possa rendere più esauriente l’intera archiviazione.
Tutti i contenuti in forma di pagine di articolo non sono soggetti a copyright, in quanto proprietà degli eredi della famiglia Carluccio e messi a disposizione di chiunque intenda servirsene a scopi didattici, studio, ricerca, con unica preghiera di citarne le fonti di provenienza; compreso l’indirizzo web di questo sito: www.luigicarluccio.it.
La selezione degli articoli e degli altri scritti presentati è stata orientata non soltanto da una scelta legata al prestigio che artisti e mostre rivestivano. Ma si è scelto di pubblicare anche tutte quelle semplici notizie, note di rubrica, commenti all'attività espositiva e urbanistica che si svolsero in quel periodo, soprattutto nella città di Torino.
Non solo le grandi mostre dunque, ma il lavoro quotidiano delle piccole gallerie che contribuì a creare un clima quasi magico di arte e cultura nella Torino di quegli anni. Magia che a detta di molti oggi sembra scomparsa, impossibile da ricostruire, ma se forse non sarà più possibile ricostruire che almeno sia possibile ricordare.
Un valore del ricordare che lo stesso Carluccio esprime in alcuni suoi scritti. Non certo semplice nostalgia, ma operazione necessaria per comprendere dove e come davvero valga la pena di trasformare concetti e cose, insieme alla consapevolezza di ciò che avremmo perduto e forse rimpianto.
In un articolo del 1954 “Illuminazioni al neon” descrive con sagacia e sottile ironia la sua contrarietà sull’utilizzo e il “dilagare" di quelle luci. Per la prima volta racconta di “… altri poeti che guardano all’altra faccia della luna”, metafora spesso usata negli anni successivi. Proprio “La faccia nascosta della luna” avrebbe dovuto essere il titolo per la Biennale di Venezia dell’82, che purtroppo non riuscirà a realizzare.
Viene spontaneo chiedersi se attraverso questo suo insistere egli volesse sempre riportare il nostro sguardo a quelle righe, su quella "nascosta" esortazione: di come illuminazioni affatto diverse producano mondi altrettanto diversi del vivere e finanche dell'intendere. E di come la “… condizione estetica della nostra vita” sia un bene comune, da trattare con cura, pretendere e difendere.
La redazione
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